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Ci si può innamorare del proprio assassino? Sì, soprattutto se si ha a che fare con lui allo scopo di contrattare la propria morte. È il caso di Elena, cui è stato diagnosticato un male incurabile. Potrebbe accelerare la fine con le proprie mani (i mezzi sono molti, alcuni dei quali indolori), ma vorrebbe che la morte la cogliesse di sorpresa, in modo da trapassare ingannando il proprio istinto di sopravvivenza che la contrasterebbe, forse con successo, se decidesse di semplicemente suicidarsi. Ma non ha messo in conto l'alchimia del profondo, la quale, invece che sotto il piombo del killer, la fa cadere tra le sue braccia. Il loro sarà un amore torbido, primitivo, che proietterà la donna in aree del passato del tutto dimenticate, realtà primigenie che operano ancora in noi a nostra insaputa e, spesso, nostro malgrado.